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Intervista a Maurizio Aiolfi

MAURIZIO, COSA TI PIACE DELLE GARE A MEDIA?



Diciamo che vengo dal mondo dei Rally: ho iniziato a correre nel 1975 e ho fatto Rally fino al 2009, poi sono passato alla regolarità classica… però avendo il pallino del Rally di Montecarlo e sapendo che il Montecarlo Historique è una gara a media ho iniziato a valutare anche quelle. In preparazione al Montecarlo che ho fatto per la prima volta nel 2015, nel 2011 e 2012 ho fatto alcune gare in Francia, con strumentazione ridotta, un po’ da sprovveduto (ride)… però, insomma, la cosa mi è piaciuta anche perché abbinava capacità di guida, perché la media fatta in un certo modo, richiede anche un’andatura in alcuni casi simile alle gare di velocità, gestione traiettorie, strumentazione… insomma, tutto abbastanza complesso e quindi mi ha dato grande soddisfazione partecipare.



COSA RENDE UNA GARA COME IL MONTECARLO HISTORIQUE COSÌ SPECIALE?



Probabilmente la storia che c’è dietro. Anche se la fai non dico da turista, perché comunque le prove sono impegnative a livello di guida, molto dipende dalle condizioni meteo, lavori un anno per quella gara. Richiede preparazione, ricognizione del percorso, assistenza… devi pianificare i movimenti come si faceva una volta nei Rally, logistica. Si lavora tanto, poi AC Monaco non fornisce un roadbook ufficiale, bisogna studiarsi prima le cartine e verificare le misure di persona, facendo un passaggio su tutte le prove. E poi la durata, perché si sta in ballo per quattro/cinque giorni…



COME TI PREPARI AD UNA GARA DEL GENERE?



C’è un grande lavoro di preparazione, alcuni piloti si fanno addirittura il roadbook da soli. In una gara del genere è importantissimo verificare le misure con grande attenzione. Ci sono dei riferimenti visibili esterni che vanno verificati in condizioni ottimali ogni 200/300 metri. Questo vuol dire che quando fai una prova di 45 chilometri hai circa 200 riferimenti (ride). Questo perché in funzione del passo che devi tenere per tenere i 49 km/h di media, chiaramente non puoi curare le traiettorie geometriche ma devi curare soprattutto la velocità, soprattutto ulteriormente se ci fosse tanta neve e non si ha una visibilità precisa del fondo stradale è necessario aggiustarsi le misure che ci si ritrova in gara in base a quelle riscontrate nelle ricognizioni. Anche per fare la scelta giusta delle gomme.



C’È UNA GARA, UNA PARTECIPAZIONE A CUI SEI PARTICOLARMENTE AFFEZIONATO?



Diciamo quella che deve ancora venire! Scherzo, tra i Montecarlo che ho disputato ognuno ha avuto delle caratteristiche particolari. Ho sempre avuto la fortuna, o il merito, non lo so, di arrivare in fondo. Il peggiore risultato è stato il primo anno che sono arrivato trentacinquesimo, con un contrattempo tecnico che mi ha penalizzato di circa dieci posizioni. Quest’anno ho rischiato di vincerlo perché sono stato in testa per tre tappe su quattro. Durante il periodo post-covid invece ho partecipato a una gara del Campionato Europeo in Svizzera che ricordo con piacere perché aveva delle modalità di calcolo e di svolgimento della gara per me completamente nuove. È stata una bella sfida, ma sono riuscito ad arrivare terzo con cinque equipaggi partecipanti già titolati del Campionato Europeo.



DRIVER SI NASCE O SI DIVENTA?



Nel 2010 ho partecipato a una gara, la mia prima gara a media, in Francia con una A112 Abarth senza alcuna strumentazione dove su una sessantina di equipaggi abbiamo chiuso la seconda tappa al quinto posto. Diciamo che c’era qualcosa di idoneo alla mia attitudine come guida, come gestione degli strumenti, come valutazione delle traiettorie che stai percorrendo… vedo che riesco a capire, interpretare correttamente il percorso e le traiettorie come sono state misurate da chi le ha tracciate. Ci si diverte così, insomma!

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